- 28 Nov, 2025
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Paziente allettato: queste le principali complicanze da conoscere
In questo articolo ti parliamo di...
- La sindrome da immobilizzazione coinvolge quasi tutti gli apparati del corpo, generando un insieme complesso di complicanze fisiche e psicologiche che peggiorano la qualità della vita della persona assistita e rendono l’assistenza più delicata e impegnativa.
- Le principali complicanze fisiche includono lesioni da pressione, atrofia muscolare, trombosi, polmoniti e infezioni urinarie. Questi problemi tendono a interagire tra loro, aggravandosi a vicenda se non si interviene tempestivamente.
- La prevenzione attiva, basata su mobilizzazione frequente, igiene accurata e ausili tecnici come la biancheria sanitaria, è essenziale per tutelare la salute del degente allettato e facilitare il lavoro quotidiano di caregiver e operatori sanitari.
L’assenza di movimento coinvolge muscoli, circolazione, cute, respiro e psiche, creando un effetto domino che mette a dura prova chi è costretto a letto
Quando una persona è costretta a letto per un periodo prolungato a causa di età avanzata, patologie o disabilità, si innesca una condizione complessa nota come sindrome da immobilizzazione o sindrome da allettamento.
L'impatto non è limitato a una singola area del corpo, ma si estende a quasi tutti gli apparati, creando un circolo vizioso che peggiora la qualità della vita e complica l'assistenza.
Analizzare queste complicanze è fondamentale per chiunque si prenda cura di una persona allettata, che si tratti di un caregiver familiare o di un operatore socio-sanitario (OSS).
Comprendere i rischi permette infatti di mettere in atto strategie preventive mirate, che possono fare una differenza sostanziale. Vediamo nel dettaglio quali sono i principali fronti su cui l'immobilità agisce negativamente.
Leggi anche: Mobilizzazione del paziente allettato per prevenire le complicazioni legate all’immobilità prolungata
Dalle lesioni da pressione ai problemi respiratori: i rischi fisici
L'assenza di movimento ha ripercussioni dirette su molteplici funzioni vitali. Il corpo umano è progettato per muoversi e, quando viene meno questa condizione, ogni apparato ne risente in modo specifico, aumentando la vulnerabilità della persona.
- apparato tegumentario (pelle): la pressione costante del peso corporeo su aree specifiche (sacro, talloni, gomiti) riduce l'afflusso di sangue, causando la morte dei tessuti e la formazione di lesioni da pressione (comunemente note come piaghe da decubito). Queste ferite sono dolorose, difficili da guarire e possono portare a gravi infezioni;
- apparato muscolo-scheletrico: i muscoli non utilizzati perdono rapidamente tono e massa (atrofia), portando a debolezza e contratture. Le articolazioni si irrigidiscono e le ossa, meno sollecitate, diventano più porose e fragili (osteoporosi), aumentando il rischio di fratture;
- apparato cardio-circolatorio: il rallentamento della circolazione sanguigna, soprattutto negli arti inferiori, favorisce la stasi venosa e la formazione di coaguli (trombi), con il rischio di embolie polmonari. Può anche manifestarsi ipotensione ortostatica, ovvero un brusco calo di pressione quando si tenta di mettersi in piedi;
- apparato respiratorio: la posizione supina limita l'espansione completa dei polmoni, favorendo il ristagno di secrezioni e aumentando il rischio di infezioni come bronchiti e polmoniti;
- apparato digerente e urinario: la motilità intestinale rallenta, causando stipsi e la possibile formazione di fecalomi. Anche la funzione urinaria può essere compromessa, con difficoltà nella minzione, stasi urinaria e un maggior rischio di infezioni e calcoli.
Questi problemi fisici sono spesso interconnessi e si aggravano a vicenda, ma non sono le uniche conseguenze di cui tenere conto.
L'impatto psicologico dell'allettamento: ansia, depressione e confusione
L'impatto dell'allettamento non si ferma alla sfera fisica. Essere dipendenti dagli altri, isolati socialmente e impossibilitati a svolgere le normali attività quotidiane può avere effetti potenzialmente devastanti sulla salute mentale e sulla dignità della persona.
Sintomi come ansia, apatia e depressione sono molto comuni e non devono essere sottovalutati, poiché riducono la collaborazione della persona assistita e ne peggiorano la percezione della qualità di vita.
Negli anziani, in particolare, l'immobilità e l'eventuale ricovero in un ambiente non familiare possono generare stati di confusione mentale, disorientamento e alterazioni del ciclo sonno-veglia, accelerando talvolta il declino cognitivo.
Riconoscere e affrontare queste problematiche è tanto importante quanto gestire le complicanze fisiche. L'approccio migliore, anche in questo caso, è la prevenzione.
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Prevenzione attiva: strategie quotidiane per la cura
Contrastare la sindrome da immobilizzazione richiede un impegno costante e un approccio proattivo. La prevenzione si basa su una serie di gesti e attenzioni quotidiane che, sommati, creano un ambiente più sicuro e salutare.
Tra le strategie fondamentali troviamo:
- mobilizzazione e cambi posturali: anche piccoli movimenti possono fare la differenza. Se possibile, aiutare la persona a sedersi sul letto o sul bordo, a cambiare posizione frequentemente (idealmente ogni 2-3 ore secondo le linee guida sulla prevenzione e trattamento delle lesioni da pressione) per variare i punti di pressione e stimolare la circolazione;
- igiene e cura della pelle: mantenere la cute sempre pulita e asciutta è essenziale per prevenire macerazioni e lesioni. Ispezionare quotidianamente le zone a rischio è un'abitudine che permette di intervenire ai primi segni di arrossamento;
- corretta idratazione e nutrizione: garantire un adeguato apporto di liquidi e una dieta equilibrata, ricca di proteine e vitamine, è cruciale per mantenere l'elasticità della pelle, favorire il transito intestinale e dare al corpo le risorse per mantenersi in salute.
Queste azioni, per quanto fondamentali, rappresentano una grande fatica per caregiver e operatori. Per questo motivo, dotarsi di ausili adeguati non è un lusso, ma una necessità per rendere l'assistenza più efficace, sicura e sostenibile.
Leggi anche: Valutazione del rischio di piaghe da decubito: come si effettua e quali parametri considerare
Scegliere gli ausili giusti: come un sistema letto aiuta nella prevenzione
La superficie su cui la persona trascorre l'intera giornata è il primo e più importante strumento di prevenzione.
Accanto a presidi fondamentali come il materasso antidecubito, un sistema letto tecnico è progettato per lavorare in sinergia con l'assistenza. Infatti, la sola scelta del materasso può non bastare se la biancheria che lo ricopre vanifica i suoi benefici creando pieghe o trattenendo umidità.
È qui che agiscono concretamente soluzioni come HIP Sistema Letto, in quanto sono state progettate per rispondere a esigenze specifiche:
- prevenzione delle pieghe: a differenza del cotone tradizionale, il tessuto tecnico utilizzato rimane sempre teso e liscio. L'assenza di pieghe sotto il corpo riduce i picchi di pressione e le frizioni sulla pelle, una delle cause primarie delle lesioni;
- basso coefficiente d'attrito: la particolare tessitura riduce lo "sfregamento" durante i riposizionamenti, aiutando a proteggere maggiormente la cute e rendendo le manovre più semplici e meno faticose per l'operatore;
- dissipazione dell'umidità: la traspirabilità del tessuto allontana il sudore e l'umidità, mantenendo la pelle più asciutta e riducendo conseguentemente il rischio di macerazione, un fattore che indebolisce la cute e la espone a lesioni.
A questo si aggiungono le traverse lavabili, che proteggono il materasso senza formare le fastidiose e pericolose pieghe sotto la regione sacrale tipiche dei modelli monouso, e le termocoperte, che offrono comfort termico con il minimo peso.
L'insieme di questi elementi crea un "Sistema Letto" che non solo aiuta a proteggere la persona assistita, ma supporta concretamente il lavoro di chi se ne prende cura, riducendo gli interventi di riordino del letto e favorendo un'igiene superiore.
Questo approccio integrato aiuta a tutelare la salute e, soprattutto, la dignità di chi è costretto a letto.
Paziente allettato complicanze: domande frequenti
Quali sono i primi segnali di allarme delle complicanze da allettamento?
I primi segnali a cui prestare massima attenzione sono gli arrossamenti cutanei nelle zone di pressione (sacro, talloni, fianchi) che non scompaiono dopo aver cambiato posizione. Altri campanelli d'allarme includono gonfiore o dolore a un polpaccio (possibile segno di trombosi), difficoltà respiratorie o tosse persistente, costipazione ostinata e cambiamenti nell'umore come apatia o irritabilità. Monitorare quotidianamente questi aspetti permette di intervenire precocemente, prima che le complicanze diventino più gravi e difficili da gestire, consultando il proprio medico per una valutazione.
Ogni quanto tempo bisogna cambiare posizione a un paziente allettato?
La regola generale, raccomandata da numerose linee guida, è di riposizionare la persona almeno ogni 2-3 ore, alternando la posizione supina (sulla schiena) con quella sui fianchi destro e sinistro. Questa frequenza aiuta a distribuire la pressione corporea in modo uniforme, ripristinando la circolazione sanguigna nelle aree che erano state compresse. Per persone con un rischio molto elevato di lesioni da pressione o già con lesioni in atto, il medico o l'infermiere potrebbero consigliare intervalli ancora più brevi. L'uso di cuscini e supporti adeguati è fondamentale per mantenere le posizioni corrette.
Una buona biancheria da letto può davvero aiutare a prevenire le piaghe da decubito?
Assolutamente sì. La biancheria tradizionale in cotone tende a creare pieghe rigide che concentrano la pressione su piccole aree della pelle, aumentando il rischio di lesioni. Una biancheria tecnico-sanitaria è invece progettata per rimanere liscia e tesa. Questo, unito a un basso coefficiente d'attrito che riduce lo sfregamento durante i movimenti e a un'elevata traspirabilità che mantiene la pelle più asciutta, crea un microclima ideale che aiuta a ridurre i principali fattori di rischio esterni per l'insorgenza delle lesioni da pressione.
